GIANCARLO DUGHETTI ritratti e figure in miniatura + BIOGRAFIA a cura di Mario Stefano Cirio -
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BIOGRAFIA DI GIANCARLO DUGHETTI ( 1931 - 1986 ) , A CURA DI MARIO STEFANO CIRIO , AUTORE DEL VOLUME DI POESIE " .GOCCE DI LUCE " Edizioni Tassinari " , FIRENZE 2016 -
BIOGRAFIA DI GIANCARLO DUGHETTI
Pittore
miniaturista, nato a Firenze il 10 marzo 1931 in via della Ninna, ha
soggiornato in ogni parte d'Italia sia per le sue personali che per eseguire
ritratti a committenti. Allievo di Pietro Annigoni (1910 – 1988) e fratello
maggiore dell'insigne incisore Roberto Dughetti (1938 - 2006) ha iniziato a
dipingere fin da bambino essendo invidiabilmente e fisicamente vissuto in mezzo
ai più grandi capolavori mondiali. Suo padre, infatti, era custode alla
Galleria degli Uffizi e vi abitava proprio accanto. Giancarlo andava
spessissimo a trovare il padre che lo conduceva per mano nelle immense sale
illustrandogli i capolavori dei più
grandi maestri del passato.
Dotato
di grandi doti nel disegno entrò nello studio di Annigoni insieme a Romano Stefanelli e Luciano Guarnieri dove
trasse gli insegnamenti che poi ha trasfusi nelle pregevoli miniature per le
quali divenne famoso in Italia ed all'estero.
Ancora fanciullo, a soli 14 anni,
nel 1945, realizza lo splendido “Ritratto della nonna” ed ancora nel 1951 dopo aver dato prova delle sue capacità con il “Ritratto di fanciulla” ( Collezione Don Shelton, - Nuova Zelanda ) e “ L’autoritratto - a mia madre "- ( ambedue del 1951 ), - tiene la sua prima personale di miniaturista
nei locali del Lyceum di Firenze ( 1954 ) ed ottiene un immediato successo per le
esplicite qualità di eccezionale ritrattista.
Nel 1962 si sposa con Anna
Romagnoli, conosciuta nel 1956, che sarà sua musa e modella preferita. Dal matrimonio
nascerà nel 1965 la figlia Simonetta. Da quegli anni in poi le sue affermazioni
sono un crescendo e la sua notorietà si estende dall'Italia all'estero per
ritratti in miniatura ed a pastello che esegue a note personalità (il Principe
del Belgio Frederic de Merode, l'industriale tessile Carlo Mantero e sua moglie
Mirta Clerici Mantero, il Commendator Gino Alfonso Sada, il Senatore Giulio
Maier, il Conte Mario Tripcovich, la Contessina Marie Henriette Zouboff de
la Rochefocauld).
Nel 1964, grazie all'intercessione
della Contessa Venerosi- Pesciolini ebbe
l'onore di ritrarre, l'ultimo Scià di Persia
Mohammad Reza Pahlavi (1919 - 1980)
che rimase così entusiasta dell'opera di Dughetti che, dopo aver
acquistato alcune sue miniature, ora conservate al Palazzo del Niavaran a
Tehran lo insignì di un'alta onorificenza
donandogli una medaglia d'oro raffigurante l’effige dei due regnanti e
sul retro l’annuncio della nascita del figlio primogenito Ciro.
Dughetti
ha esposto le sue opere a New York, Londra, Nuova Zelanda, Australia, mentre in Italia ha tenuto mostre a Firenze,
Milano, Roma, Pisa, Verona, Mestre e
Montecatini Terme. Tra i suoi ammiratori possiamo ricordare i Senatori ed ex
Presidenti del Consiglio Giovanni Spadolini ed Amintore Fanfani.
Tra
le sue opere conservate nei musei italiani ed europei ricordiamo: il suo
“Autoritratto giovanile” (1954) ed il “Ritratto della Sig.ra Elda Grimaldi”
(1969) alla Galleria degli Uffizi a Firenze,
la miniatura “Ritratto di Maria
Ricciarda Annigoni” (1957) (1) all'Accademia d'Arte di Montecatini
Terme, la
miniatura “San Giovanni Battista” (1973) alla Società di S. Giovanni Battista
di Firenze, il ritratto di “Bianca” (1972) alla Pinacoteca dell'Accademia di
Italia a Salsomaggiore,
“I ritratti del notaio Alfredo Cesarini e consorte”
(1955) alla Pinacoteca civica di Fossombrone,
il pastello “Fulvia” al museo di arte moderna di Sessa Aurunca (Caserta),“Il fattore
toscano” alla Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti a Firenze,
“La bella
addormentata” (1954) ed “Il quo vadis domine” (1954) al Petit Palais Musee di
Ginevra, “Il ritratto dello Scià di Persia e consorte” (1965) al Tehran Museum of
Contemporary Art.
Nel
1966, in occasione dell'alluvione che colpì Firenze realizza l'illustrazione
“Nave senza nocchiero in gran tempesta” per il volume “Il bel San Giovanni” di
Don Luigi Stefani. Tra il 1966 ed il 1968 realizza tre splendidi ritratti in
miniatura della collezionista d'arte e mecenate Mirta Clerici Mantero (1920 –
2005) che già era stata ritratta da Gregorio Sciltian (1900 - 1985).
Il
primo la raffigura nelle vesti di Ifigenia in Tauride ispirandosi ad un dipinto
di Anselm Feuerbach (1829 – 1880), il secondo come Eva nel paradiso terrestre
ed il terzo vestita di fiori in un parco sulle sponde del lago di Como. Ancora
una volta tre piccoli capolavori che sono un omaggio alla bellezza, alla
cultura ed ai gusti ricercati della committente. Una donna bellissima, che
Dughetti coglie nella sua splendida eleganza con tecnica esemplare nella
definizione delle stoffe, della tunica e degli incarnati del corpo attraverso
delicati passaggi di luce e morbidi sfumati realizzati con un reticolo
fittissimo di tocchi di pennello.
Nel
1973, dopo il ritratto di Gina Marchi del 1971, un altro piccolo capolavoro: la miniatura intitolata “Nella stalla” ove
in soli 12,50 x 9,50 cm. l'autore offre
uno spaccato lenticolare della mungitura.
Nel 1982 è stato ricevuto in Udienza particolare da
Giovanni Paolo II (1920 – 2005) e per espresso desiderio della Santa Sede ha
spiegato a Sua Santità le tecnica della miniatura con la quale ha eseguito il
ritratto, che ha quindi consegnato a nome del Cardinale Benelli (1921 – 1982) e
della Camerata dei Poeti di Firenze.
In
quest'opera straordinaria che potrebbe gareggiare con quelle dei grandi
miniaturisti inglesi e francesi di un tempo (da Cosway a Smart, da Isabey a
Augustin), il pittore riesce ad includere nello spazio di cm. 14 x 10 un angolo
dello studio dell'anziano signore caldamente illuminato da una lampada che
diffondendo la propria luce dorata, evidenzia le rilegature multicolori dei
libri collocati sui ripiani di una bassa libreria, il protagonista, seduto su
una poltrona di pelle verde scuro
lievemente consunta, ma soprattutto il suo volto e le mani ossute resi con un
senso di realismo sovrumano nell'articolato disegno delle rughe, delle
nervature, delle vene sottopelle, nelle carni lievemente cascanti dal collo e
nello sguardo attento alla lettura di un tomo dedicato al 900 italiano, libro,
che con estrema lucidità ottica, viene rappresentato addirittura con la costa
superiore impolverata ed ingiallita.
Una miniatura che nella sua perfezione formale sembra anticipare di oltre 20 anni il movimento iperrealista, ma si noti, l'iperrealismo di Dughetti non si nutre del mezzo fotografico ma delle grandi doti tecniche le stesse di un altro grande ritrattista fiorentino Agnolo Bronzino (1503 – 1572).
Quest'ultima
produzione che si snoda per tutto il
corso della carriera di Dughetti dagli anni '50 agli anni '80 meriterebbe un
discorso a parte per gli altissimi risultati raggiunti nella cura dei
particolari, nello splendore dei colori e nella resa dei volumi. Immagini che
sembrano evocare, nella loro perfezione
odori, sapori e sensazioni tattili in un universo di semplici oggetti
quotidiani,
- frutti, verzure, fiori, pesci e crostacei colti in una dimensione di lucida realtà ottica che trascesa ci proietta in una rimembranza lirica di tempi ormai trascorsi eppure ancora percepibili come in una sorta di tempo sospeso.
( Pubblicati nel Blog " giancarlodughetti.blogspot.it " - quadri e miniature .-
https://www.amazon.it/Gocce-luce-Mario-Stefano-Cirio/dp/8899285217
Un'opera di profondo realismo nel
taglio compositivo che mostra due contadini l'una intenta al lavoro e l'altro
in una pausa di riposo e riflessione che assurge ad archetipo della semplicità
e schiettezza del mondo rurale come era stato “Il fattore toscano” dipinto 4
anni prima.
Fra
il 1974 ed il 1979 una serie di ritratti
e di nudi tra cui spiccano: il ritratto di Bettina del 1972 e del Generale Diego Vicini del 1973, quello di Elisa 1975,
“La siesta”
del 1974, “Sinfonia d’amore“ del 1975, “La bella dormiente” del 1976 , “Donna
con cappello di paglia” del 1977, “Donna
che legge” del 1978 ed il ritratto di
Ruth Baiter” del 1979. Tutte
opere tese ad esaltare il corpo femminile nella sua innocente sensualità. Nudi
resi con una tecnica sempre sopraffina volta a rappresentare la morbidezza
degli incarnati attraverso l'uso di una luce solare calda e diffusa.
Nello
stesso periodo inizia a cimentarsi anche su superfici alternative quali piccole
tavolette lignee sulle quali esegue miniature sempre di grande pregio con una
tecnica più veloce e gestuale tra le quali possiamo ricordare “ La testa di anziana ” del 1978 di grandissimo realismo.
Anche il disegno a carboncino e matita continua ad occupare un ruolo fondamentale nella sua produzione con risultati sempre eccezionali come nel “Ritratto di convalescente” del 1969 e nello splendido “Donna che si mette le calze” del 1974, ove la protagonista, la moglie Anna, viene colta in un movimento lento ed attento che sembra ancor oggi svolgersi davanti ai nostri occhi.
Anche il disegno a carboncino e matita continua ad occupare un ruolo fondamentale nella sua produzione con risultati sempre eccezionali come nel “Ritratto di convalescente” del 1969 e nello splendido “Donna che si mette le calze” del 1974, ove la protagonista, la moglie Anna, viene colta in un movimento lento ed attento che sembra ancor oggi svolgersi davanti ai nostri occhi.
Fra
il 1979 ed il 1980, su commissione della
Camerata dei Poeti di Firenze, presieduta da Adolfo Oxilia (1899 – 1992),
esegue in Vaticano gli studi per il
“Ritratto di Papa Wojtyla” realizzato
nell'anno successivo in una grande miniatura su avorio di cm. 17 x 12 oggi
conservata nelle Collezioni Pontificie presso i Palazzi Vaticani.
Giovanni Paolo II, che spesso non aveva
tempo per stare in posa davanti al ritrattista, per avere tuttavia un ritratto
ufficiale, aveva permesso a Dughetti di partecipare alle
grandi udienze collettive in un angolo della sala “Paolo VI”. Malgrado il
dialogo che il pontefice intesseva ogni volta con moltissime persone,
Dughetti ne riusciva a cogliere con la matita e con il carboncino , espressioni, umori, atteggiamenti umanissimi grazie ai quali non solo fu dipinto il ritratto, ma fu possibile anche pubblicare un album denso di particolari, studi, espressioni, su quell'indescrivibile e palese mistero che è il rapporto ed il breve dialogo tra i fedeli di Cristo ed il successore di Pietro.
Dughetti ne riusciva a cogliere con la matita e con il carboncino , espressioni, umori, atteggiamenti umanissimi grazie ai quali non solo fu dipinto il ritratto, ma fu possibile anche pubblicare un album denso di particolari, studi, espressioni, su quell'indescrivibile e palese mistero che è il rapporto ed il breve dialogo tra i fedeli di Cristo ed il successore di Pietro.
Il
suo animo sereno e la sua visione religiosa dell'esistenza non gli facevano
temere la morte: un semplice trapasso verso mete più alte; verso la perfezione
dell'Amore assoluto. Forse per lui non è stata una sorpresa il male, un ictus
celebrale, che in un attimo lo ha colto ed in poche ore lo ha stroncato mentre
si trovava nella ormai “sua” Vignola a soli 54 anni il 16 Gennaio 1986.
ATTIVITA'
Dughetti
diventò miniaturista, scegliendo spesso per le sue composizioni un materiale
insolito sul quale sviluppare il dipinto: l'avorio. Ovviamente doveva ricorrere
a piccole tavolette. e doveva, ancor più ricorrere ad una grande capacità
tecnica per annullare gli effetti di un
fondo giallognolo, che non assorbe affatto i colori, che può tuttavia
conservarli intatti all'infinito, ovattandoli di una morbidezza e di una
lucidità particolari.
Le
piccole dimensioni esaltavano le incredibili capacità tecniche di un
artista che vedeva però nel disegno ed
ancor più nel ritratto la vera sostanza della pittura : avere predisposizione
innata, affinarla con la scuola, capire gli uomini e coglierne la loro
interiorità.
Dughetti fu il solo tra gli ex allievi di Annigoni a percorrere l'ardua ed inusitata strada della miniatura, ma i suoi ritratti ed i suoi volti sono di quelli che scavano e che colpiscono per la loro essenziale profondità.
Era ed è considerato uno dei più bravi eredi della nostra tradizione miniaturistica, ma è stato anche il primo in Italia dal lontano 1839, anno di nascita ufficiale della fotografia, a conquistare impensati spazi pittorici nella piccola supeficie; un'innovazione conseguita attraverso un duro esercizio di ricerca e che ha permesso all'artista di far rivivere nella micro dimensione tutto il suo mondo, l'ambiente, le persone, le cose, come se lo spazio del contenitore non fosse solo e semplicemente una superficie di soli pochi centimetri quadrati.
Tutto ciò, come ai tempi in cui la macchina fotografica non esisteva, eseguendo dal vero con diverse sedute di posa, mediante la sua tecnica al tempo stesso paziente e sapiente, ritratti solidamente modellati attraverso una pennellata fittissima e lenticolare che rende con grande virtuosismo addirittura la grana della pelle.
Per comprendere appieno le stupefacenti doti di Dughetti basta soffermarsi ad ammirare il ritratto eseguito nel 1964, del “Padre dell'ing. Voi”.
Dughetti fu il solo tra gli ex allievi di Annigoni a percorrere l'ardua ed inusitata strada della miniatura, ma i suoi ritratti ed i suoi volti sono di quelli che scavano e che colpiscono per la loro essenziale profondità.
Era ed è considerato uno dei più bravi eredi della nostra tradizione miniaturistica, ma è stato anche il primo in Italia dal lontano 1839, anno di nascita ufficiale della fotografia, a conquistare impensati spazi pittorici nella piccola supeficie; un'innovazione conseguita attraverso un duro esercizio di ricerca e che ha permesso all'artista di far rivivere nella micro dimensione tutto il suo mondo, l'ambiente, le persone, le cose, come se lo spazio del contenitore non fosse solo e semplicemente una superficie di soli pochi centimetri quadrati.
Tutto ciò, come ai tempi in cui la macchina fotografica non esisteva, eseguendo dal vero con diverse sedute di posa, mediante la sua tecnica al tempo stesso paziente e sapiente, ritratti solidamente modellati attraverso una pennellata fittissima e lenticolare che rende con grande virtuosismo addirittura la grana della pelle.
Per comprendere appieno le stupefacenti doti di Dughetti basta soffermarsi ad ammirare il ritratto eseguito nel 1964, del “Padre dell'ing. Voi”.
Una miniatura che nella sua perfezione formale sembra anticipare di oltre 20 anni il movimento iperrealista, ma si noti, l'iperrealismo di Dughetti non si nutre del mezzo fotografico ma delle grandi doti tecniche le stesse di un altro grande ritrattista fiorentino Agnolo Bronzino (1503 – 1572).
Successivamente
lo stile si era fatto più efficace ed ardito, abbandonando negli anni '80 quel
verismo rigoroso che è sempre stato l'elemento caratterizzante della propria
opera, per esprimersi con accenti impressionistici i quali avevano finito con
coinvolgere anche gli oli, le tempere ed i pastelli; soprattutto il ritratto,
rimasto il più valido riferimento formale nel mutare delle scelte linguistiche
che lo trovarono abile interprete anche nella grafica, nel paesaggio e nella
natura morta.
- frutti, verzure, fiori, pesci e crostacei colti in una dimensione di lucida realtà ottica che trascesa ci proietta in una rimembranza lirica di tempi ormai trascorsi eppure ancora percepibili come in una sorta di tempo sospeso.
( Pubblicati nel Blog " giancarlodughetti.blogspot.it " - quadri e miniature .-
Come
uomo Dughetti era lo specchio della sua
pittura: solido, gentile, sensibile, profondamente dotato di fede, testimone
assertore di valori spirituali più alti. Era un uomo schivo, al quale importava
più spiegare, manifestarsi attraverso l'opera, realizzare che compiacersi dei
risultati.
Dughetti
sapeva superare l'episodio occasionale per giungere alla testimonianza, la
sensazione “provvisoria” per giungere ad “un recupero” spontaneo della nostra
identità umana , spirituale ed intellettuale. Per questo, anche nei rapporti
con chi aveva avuto la fortuna di conoscerlo, era semplice, aperto, sincero,
sorridente, talvolta ironico come ogni fiorentino verace, dotato di un senso
critico positivo, teso cioè, anche con l'arguzia, a promuovere bontà e
coraggio.
Mario Stefano Cirio
(*)
(*) Autore della raccolta
di poesie “Gocce di luce” edizioni Tassinari – Firenze – 2016.
giovedì 17 novembre 2016
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